Anno bisesto, anno funesto.
Non ho mai creduto a queste
superstizioni, ma in questi ultimi giorni ho ottimi motivi per cambiare idea.
In primis muore David Bowie, poi anche
Alan Rickman e così dico arrivederci a due grandi artisti che hanno lasciato dietro
sé tante cose belle.
Poi la tragedia.
Mia nipote Linda (la più grande) mi
chiama al telefono disperata: zia,
l’hanno fatto.
Cosa, mi chiedo.
Un’altra strage, una riforma legislativa
che toglierà agli italiani anche i peli del naso?
No, per fortuna nessuna delle due, ma è
lo stesso qualcosa di orribile.
Hanno candidato 50 sfumature di grigio
agli Oscar 2016.
Va bene, cerco di riprendermi dallo
shock.
Ammetto che non sempre questo
avvenimento cinematografico sia garanzia di ottimi film, a volte hanno premiato
delle schifezze assolute.
Però il fondo mi sa che lo hanno toccato
quest’anno.
Così faccio un salto in rete e mentre
leggo le varie notizie mi chiedo perché nominare una pellicola così meschina
(come il libro da cui proviene) quando sono stati candidati film migliori come Mad Max Fury Road, Steve Jobs, Revenant, Cinderella, Star Wars VII, Quando c’era Marnie e The Martian.
Boh, forse perché non avevano idee?
Forse perché si è scartata una pellicola
degna di nota come Freeheld perché “troppo LGBT per essere ammessa”?
E Selma allora? Martin Luther King è
diventato obsoleto?
Invece un cretino che mi gira in tuta da
ginnastica e prende a sculacciate (capirai che sadomaso!) una tizia insulsa dai
quali capelli si può spremere l’olio per le auto va bene?
Ripenso a Linda, ai tempi di quando
stava col suo primo moroso.
Lui le regalò appunto 50 sfumature di
grigio e il libro finì in pattumiera, così come il deficiente.
Giusto un anno fa.
Mi solleva sapere, quanto meno, che 50
sfumature è stato anche candidato ai Razzie Awards in ben sei categorie: almeno
c’è giustizia!
Poi un attimo prima di scrivere questo
post leggo un’altra notizia e mi raggelo.
Quest’anno nessun attore di colore (e
dico nessuno) è stato nominato agli Oscar.
E dire che di attrici e attori validi di
colore ce ne sono.
Ma come spiega l’articolo che ho trovato
sul Fatto Quotidiano:
“Attrice bianca, 30-39 anni, 1,64-1,67
d’altezza, capelli marroni e occhi blu. Attore bianco, 40-49 anni, oltre l’1,80
d’altezza, capelli e occhi marroni. Questi
gli identikit per genere dei vincitori dell’Oscar dopo 87
edizioni. Un quadro preciso e dettagliato fornito da un’infografica del sito bloomberg.com.
Infatti, il dato più evidente
dell’interessante schermata del sito Usa, è la totale mancanza di
candidature di afroamericani (“black”) tra i dieci nominati 2015 nelle due
prestigiose categorie degli Oscar. Dato ancor più eclatante se il calcolo viene
esteso sugli ottantasette anni di storia del celebre riconoscimento
dell’Academy: solo una donna di colore, Halle
Barry per Monster’s Ball(2001), ha vinto l’Oscar come miglior attrice
protagonista; mentre tra i maschi sono solo quattro i vincitori afroamericani
(Sidney Poitier nel 1963, Denzel Washington nel 2001, Jamie
Foxx nel 2004 e Forest Whitaker nel 2006), un ispanico (Jose
Ferrer nel 1950 per Cyrano de Bergerac) e nella categoria “altri” –
in quanto nato in India ndr – Ben Kingsley vincitore per la sua
interpretazione in Gandhi nel 1982.”
(http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/02/24/oscar-2015-lidentikit-per-generare-i-vincitori/1451418/)
Volete sapere cosa ne penso?
Condivido il pensiero di Jack Kerouac: sembra che io abbia una costituzione che non regge l'alcol e ancor di meno
l'idiozia e l'incoerenza.
eheh... vengo a conoscere una nuova meravigliosa Lettrice e Amica, e guarda caso trovo un post su cui concordo al cento per cento: le 50 flatulenze vaginali (come le chiamo io) stanno a Freeheld (per dirne uno) come la pupù sta al cioccolato. E come non condividere il pensiero di Kerouac?
RispondiEliminaUn abbraccio grande, carissima (e una notizia che forse ti farà piacere: il nuovo Corradino - ventenne! - è in arrivo con la primavera...)
Ciao!
p.s. aggiungo un bacino, e un ringraziamento, per le due misteriose nipoti che ti hanno fatto conoscere i miei romanzi!
Mi stava venendo un colpo: avevo capito -fortunatamente- male: che cioè sto libro del cavolozzo fritto fosse stato candidato al Nobel.
RispondiEliminaNo, non lo avrei sopportato. Ma anche così fa schifo lo stesso.
Dicono che così vada il mondo. Beh, allora va proprio male.
Vero: se penso che il primo Oscar ad una persona di colore risale al 1939, direi che la retromarcia è in atto.
RispondiEliminaDavvero l'America è un paese ricco di contraddizioni.
Un abbraccio Eloise.